Giocherellando con fare distaccato, credo che combinerei  varie possibilità per creare quello che nessuno mai penserebbe. Uno dei vantaggi dell' essere il Creatore è quello di aver la novità dalla propria parte. Creare una moda, creare un trend. Essere per una volta lo stilista, non un inutile manichino. Così, creando abiti su mia misura e scegliendo di scegliere, confinerei la mia libertà all'interno di un attimo fuggevole, e per questo eterno. Sapendo di aver nella mia tasca l'immortalità, benedetta come un fazzoletto durante un raffreddore, chi potrebbe mai scalfirmi? I virus non mi lambiscono, l'odio non mi distrugge: la spiritualità dell'anima vince ciascun disprezzo contingente e necessario. Necessario come l'amore, una laurea, la morte. Forse dimentico qualcosa, ma dato che sono io il primo a compiere delle azioni, decido che non esiste l'oblio e non esiste il compiere e non esistono le azioni. Esisto Io. Poi, quando sarò abbastanza stanco del compiacermi e delle infinitè scelte che s'annoverano tra le alternative dell'universo, avrò un amico: qualcuno che mi apprezzi al posto mio.  Qualcuno che sappia ciò che amo sentirmi dire, che mi prenda in considerazione nel momento del bisogno. Qualcuno per cui essere una droga. Essere una dipendenza reciproca. E restare in ascolto senza l'obbligo di agire, credendo che si possa far a meno di me per recuperare quell'istante di disperazione e di solitudine che non ho sentito mai. Non ho inventato la solitudine, ma ne provo lo stesso il brivido come in un atto illegale. Un giorno tutti sapranno le regole del gioco e  alcuni riterranno addirittura di aver scoperto il trucco; la verità è che le regole le gestisco io e non vi è illusione maggiore che quella per cui perdersi nella superbia. Il problema è che tutti sanno chi incolpare per la propria angoscia, per la propria incompletezza costitutiva esistenziale, Io no. Io potrei insultare solamente le mie mani manipolatrici e generatrici, senza sapere con chi prendermela davvero. Io non conosco la solitudine, ma ne provo ora il brivido come in una fustigazione lenta. Magari se il mio cuore, sbucato dal nulla, non fosse così malato da temere il peso delle responsabilità, avrei già una generazione di amici a cui tendere le mie maledette mani. Probabilmente il mio velo si sarebbe sguarciato se l'unica realtà avesse deciso di darmi delle spiegazioni. Di spiegarmi il perchè di tutto questo, di illuminarmi sul perchè Io. Cos'avrà mai di tanto speciale il poter vantarsi di una libertà che pare costituita soltando da una Provvidenza e da un Destino inconciliabili? Perchè non posso avere mai la consapevolezza di fare qualcosa per me stesso? Non ho inventato l'egoismo, ma ne provo il fremito come in un incubo incurabile. E se razionalmente mi ritovo a dover far i conti con qualcos'altro, posso dire di essere qualcosa che esiste?  Se non avessi generato il vento ora mi sentirei solo, anche se la solitudine non esiste. Anche se l'amore è assente. E come una danzatrice orientale, magica come Salomè, mi lascerei trasportare dalle foglie che s'alzano leggere dal mio primo esperimento. Non è così male, la Terra. Bel nome, poi. Non ho mai inventato la soddisfazione, ma ne provo le scintille come in un temporale d'estate.