giovedì 14 giugno 2012

La Marea, Il Tramonto




Ricorderemo di non annegare
tra lamiere di senso insulse,
segnando a croce i nostri funerali
precoci come tutte le altre cose.

Avevi gli occhi esperti per capire e
i silenzi di ferro sottratti alle false
convinzioni; dimenticasti però le ali
nella vertiginosa altezza delle accuse.

Sofferenza senza nome vaga
sola nel nostro cuore, in radure
coperte di neve ritmano
pochi accenti, i battiti spenti.

Veloci e sconnessi, essi spargono
le mature voci di morte oltremare
dove tra banchi di nebbia e sale
non v'è uno che canti la nostra vita:

Lei, che muore su una spiaggia
e come conchiglia vuota
risale la marea bianca e roggia
al tramonto di corallo.
martedì 5 giugno 2012

"Segnavia"

Vincent Van Gogh
"Campo di Grano con corvi"



Vedevo il corteo di vincitori
portato soffice sulle vette,
ricordando colpevole il passo
delle mie gambe stanche e pallide.

Mentre s'allontanavano i rumori,
gemiti soffocati nel petto
cadenzati inciampavano la stessa
strada percorsa dai loro allori.

Tripudi di gesta, successi,
nella testa un ronzio di festa
lontana dagli spicci che restano
nel mio percorso senza scorta.

Ma qui soltanto un bivio nascosto,
distante dalla vista lucente,
nel buio di chi ha coraggio
svela la svolta del perdente:

Tu scegli il vicolo oscuro
esplodendo di luce propria,
sì che tu sia l'unica via
per chi si perde in un confronto.

lunedì 4 giugno 2012

"Testamento"

Non so da che discerna
l'anima bella che la Terra
governa. Forse aspetta
la porta vera, una nova
deturpe che manca di pace.
Già non tace colui che dice
disteso nell'ombra, un lume
fugace, l'acceso nero
e parole temprate
con veleno degno
del ragno sagace.
Sospira sicura la forma
del mondo, e sperduto
mi sento nel canto
giocondo dell'infanzia
fioca del mio corso
nel legno scalfito
con schegge di pianto.
Ma il male
fugge pagano
e chiusa la voce
lavora per segno;
né più vaga
pel terra promessa,
qui sfoga la voglia
ch'ognuno accerta.
E questo nulla
di volontà assoluta
la realtà prescinde
nel vento del tempo,
incerto incide le bende
delle ferite profonde.
Sangue sì sgorga e lava
le fronde, la mente
fasciata rintraccia
la strada: l'impronta
perduta, la vita,
l'amore; crolla
la pezza e il viaggio
s'arresta. È un gioco
da nulla, incertezza
soave: son inerti schiume
i nostri giorni.
Si vive di brame
fino alla fine,
senza più sponde
ove naufragar
i pochi pensieri secchi.
Sott'occhi sinceri
s'apre tarda la tomba
o culla chissà
di bastiglia: gorgoglia
il cuor gelido e 
rinserra la bianca

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Numero dei malcapitati

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