domenica 26 febbraio 2012

"Non è mai stato un paese per vecchi"


"No Country for Old men"





NON E’ MAI Stato Un Paese Per Vecchi


“C'è un ragazzo che ho mandato sulla sedia elettrica qui a Huntsville, qualche tempo fa. Su mio arresto e mia testimonianza. Aveva ucciso ammazzato una ragazzina di quattordici anni. Il giornale scrisse che era un crimine passionale, ma lui mi disse che la passione non c'entrava niente. Che da quando si ricordava aveva sempre avuto in mente di ammazzare qualcuno e che se fosse uscito di galera lo avrebbe rifatto. Sapeva che sarebbe andato all'inferno e da lì a un quarto d'ora ci sarebbe andato. Io non so cosa pensare, non lo so proprio.”.                                                                            Sceriffo Bell


Punto uno: diventa consapevole della malvagità dei fatti. Punto due: abbandona la fortuna. Punto tre: comprendi la morte nel nome della giustizia. Punto quattro:  muori o verrai tagliato fuori.

mercoledì 22 febbraio 2012

"Quando la tartaruga batte i 9,58 secondi dei cento metri piani"

"Achille e quella dannata tartaruga"
Zenone di Elea



Henri si versa un altro bicchiere di cognac qualità Fine Champagne, richiudendo con forza il tappo rettangolare della lunga bottiglia opaca. “Non c’è niente di meglio di una piccola bevuta per ravvivare una conversazione scientifica” - pensa l’uomo sfiorandosi i baffi con le dita della mano destra- “proprio nulla!” <<Desideri qualcosa? So che non è casa mia, ma mi sono preso il permesso di controllare l’armadietto dei liquori e, dannazione, la qualità supera la quantità di un bel 10 a 1.>> dice Henri al suo compagno di stanza rivolto verso la finestra in contemplazione. Tossendo sonoramente, l’uomo si gira verso Henri strizzando gli occhi e, dopo un attimo di suspense, se ne esce con un secco no muovendo la testa.“Proprio strano. Siamo qui da ormai non so quanto tempo eppure ancora si ostina a rimanere ostile nei miei confronti. L’unica cosa che ci riesce fare è discutere e discutere ancora. E così sia.” Tra sé e sé conclude Henri.Poi, insperatamente, l’uomo scontroso apre la bocca per dire le prime parole non inerenti ad un concetto filosofico: << Ho saputo di un mio connazionale, un ateniese, che ha appurato a sue spese il dramma del bere. Non per essere sgarbato, ma ho il terrore della cicuta. La conosci? Me la immagino immersa in ogni coppa che mi offrono, pronta per zittire una volta per tutte il suono della mia voce.>>. Henri, sbigottito, risponde:  <<Non azzarderei troppo ad una conclusione affrettata, ma credo che noi siamo già morti. E qualcuno anche da un bel pezzo. E si, ne ho sentito parlare di questa cicuta. Comunque rifletti un attimo: ti sei mai accorto del tempo nel suo trascorrere o hai mai fatto caso a quanto tutto intorno a noi sembri essere fuori dal’esistenza?>>.Dalla finestra si sente un grido: <<Sancte Socrates, ora pro nobis!>> ed è quel burlone di un Erasmo da Rotterdam.
martedì 21 febbraio 2012

Ante quem (Parte I)


"Tutti i moventi per l'omicidio sono riassunti esaurientemente in queste quattro parole: amore, lussuria, denaro e odio. Ti verranno a raccontare, ragazzo, che la più pericolosa è l'odio. Non crederci.
La più pericolosa è l'amore."
(
Phyllis Dorothy James)




Mi accompagnano nella stanza quarantasette, su al secondo piano. Ho sempre odiato la prigione ma ora mi accontento. Con un po’ di distacco ripenso a qualche minuto fa, prima che mi gettassero con forza oltre la soglia dalla quale, per trent’anni, dicono che non passerò più:  penso al sole che mi bruciacchia quei tre peli biondi che ho sul braccio e al vento che mi scompiglia i capelli. Penso che in fondo non ne valesse la pena di giocarsi tutto in quei cinque minuti d’azzardo. Penso e sono sempre più convinto che abbia sbagliato  il tempo del mio All in. Eppure sono sicuro di quello che ho fatto e del perché lo feci. Sono fedele al mio percorso e ai miei passi fermi, anche se ora trascino i piedi su per le scale grigie e sudice inciampando ogni quattro gradini. Dicono che sono un lurido pezzo di merda, e hanno ragione. Dicono che merito la morte, ma non sanno che sono già morto.
domenica 19 febbraio 2012

L'incubo? ( The night mate of the Nightmare)

Johann Heinrich Füssli
"L'incubo"



Rientrando a casa una sera che sono le tre, mi abbandono alle cure del mio letto: sono sbronzo marcio. Lottando contro il mal di stomaco furente e la mia testa che si diverte a giocare agli autoscontri con il cervello, riesco ad addormentarmi. Non ricordo se e quando il sonno mi abbia colto, sta di fatto che fa un caldo osceno e allora incomincio a togliermi la canottiera con cui mi ero coricato. Non ho risolto granché della mia situazione, così passo a levarmi i pantaloncini. Poi le calze. Poi i braccialetti. La calura mi sta ardendo vivo e mi sento come il döner kebab con cui ho cenato. Penso che sarebbe stato terribile nascere come pezzo di carne impalato, un brutto kitsch medievale del 1450. Comunque sono nel mio letto al sicuro, per ora, e dalla disperazione mi sfilo le mutande. Sì,lo so, non l’avrei mai fatto in una situazione normale, ma la porta era chiusa a chiave e nessuno sarebbe entrato. Non che me ne vergognassi comunque. Teoricamente nient’altro, se non la mia pelle, mi avrebbe scaldato ulteriormente, ma scorticarmi non era il mio piano A. Qualcosa però appesantisce il mio basso ventre e, dato che non sento pulsazioni, non è nulla di naturale. Mi sveglio di colpo. Una bestia! Cioè, non il mio coso,o meglio anche, vabbè… un piccolo mostriciattolo marrone si diverte a schiacciarmi l’ombelico.<< Questo è un incubo, non preoccuparti.>> sono le sue prime parole proferite con una voce molto virile, quasi da speaker pubblicitario. Mi manca il respiro, anzi, mi accorgo di non respirare proprio. Avevo perso il respiro da quando mi ero sfilato le mutande e questo solitamente succede alle ragazze in camera con me, non a me: stavo certamente sognando. Immerso in questi pensieri, sono combattuto tra il convincermi della teoria del sogno o di esser certo di incappare in un’embolia polmonare. Tento la sorte rivolgendomi a quell’obbrobrio della natura: <<Se sto sognando perché tu? Voglio dire, perché non una strada deserta, una Maserati e io sparato a 300 Km/h? Senza offesa, ma sei un po’ inquietante e fai anche schifo>>. Una lacrima riempie un occhio del mostriciattolo, quello non troppo pieno di cispe. Mi sento in colpa. <<Sempre così, voi fate sogni di merda e poi date la colpa a me. Cosa c’entro io? Sono qui a farmi i fatti miei quando dall’ufficio collocamento onirico mi dicono – We, c’è un cretico che s’è sognato “L’Incubo” di Johann Heinrich Füssli: tocca a te campione! – Ecco io non somiglio per niente a quella roba là. Sono più figo>> qui il mio cuore perse un battito << E comunque ho un lavoro da svolgere. – continua l’essere alle prese con le mie dita dei piedi- Non so bene cosa però. Hai presente quel quadro? Cosa succede dopo? Che cosa devo fare dopo?>>. Mi tornano in mente le lezioni di storia dell’arte: sensualità, erotismo. Cazzo, sono senza mutande! Cerco di alzarmi ma pesa quanto un bue, non ho speranza. <<Allora?>> chiede petulante lo schifo che saltella sui miei piedi. Rassegnato sono in procinto di confessare la terribile profezia quando un cavallo, o meglio una sottospecie di equino, sbuca dalla tenda di velluto rosso dietro al letto. Quando diavolo ho comprato una tenda di velluto rosso? Ah già , e un cavallo? <<Sono cieco, sono ciecooo>> urla tra un nitrito e l’altro. Per la seconda volta mi sento in colpa: perché mai ho scomodato un cavallo orbo? <<Ora ricordo – dice il mostriciattolo- ora ricordo!>>. Terrificato vedo l’essere che si avvicina beffardo al mio basso ventre di nuovo, percorrendo il mio femore destro.                                                                       Poi successe. Qualcosa si mosse sotto di me, scaraventandomi sul pavimento freddo e con me il mostro pervertito. A terra, dopo aver sbattuto il culo, alzo lo sguardo e vedo una ragazza, la ragazza del quadro! Sbraita urlandomi che mi sono sdraiato  sopra la sua faccia senza mutande, ma io non me ne sono mica accorto e poi dice che le sto rubando la scena. Guardo dalla parte opposta al velo rosso e intravedo una mano, un pennello e il volto di Füssli. Sono nel dipinto, sono il dipinto! E arriva una pennellata bianca che mi colpisce sul volto, poi tutto il corpo. Mi sveglio tutto sudato. Mi viene da vomitare e la testa mi gira ancora, ma non penso che riuscirò a dormire per il resto della serata. Però gli occhi già incominciano a vacillare e mentre li chiudo per restare al buio a riflettere, non vedo il mostriciattolo che scorrazza verso la finestra a dorso del cavallo che, prima, sbatte il muso contro il vetro.                                                               Così svaniscono. 
mercoledì 15 febbraio 2012

"Il Demone dell' Ispirazione" ( Baudelaire Remix)

"Una passione sfrenata per l'arte è un cancro che divora ogni altra cosa"
C.B.

Pur la stessa tenebra,
lunga miseria solitaria
si lamenta, poetessa
della menzogna, ladra
superba in tutta la sua possa.


E io con le forme impure
modello la sorte beffarda del Caos
nel ventre malsano dell'occulto,
spuntando canti che il tempo corrompe,
trasformando ogni secondo in sussulto.


Vorrei gridar le odi, ma
stramazzo il fiato sul dorso
dell'eterna orfana solitudine
e chiedo tregua nella battaglia
che ha corroso la mia spada di ruggine.


Tre colori nel sonno ha il profumo:
rossi occhi di velluto,
blu nel limbo polare e
nero dell'orizzonte incerto,
patria perduta del mio cuore. 


Un demone oggi m'assale:
somiglia all'ispirazione,
si nutre al seno del dolore.
Non è un sorprendente segreto
che i sogni non abbian più odore.


Aspetto la salvezza alla deriva, dove
albatros schizzano rapidi
schernendo nello specchio
il loro sventurato fratello,
senza voce nè più occhi.


Vattene dunque, diavolo cieco,
nel mio muto orrore
rivedo l'oblio della fossa
che mi par ora vita,
sdraiato qui morto con le mie ossa.

lunedì 13 febbraio 2012

"Male d'Amare in un Mare d'Amore"


L’inizio spaventa più che una fine
quando non c’è fine all’inizio d’un vizio:
Il mio è credere sempre nei sogni,
anche nel tripudio d’ogni male.

Credevo sarebbe stato facile amare
con tutt’intorno rumori
di muri familiari che si sgretolano , ed
un sottofondo d’oceano lontano.

Ma nella realtà che spaventa più d’una fantasia
non c’è posto  nel cuore per una gelosia che sfocia
in un dolore che avvelena l’acqua
della foce in cui attingo l’anima. 






domenica 12 febbraio 2012

"Bacio di Sirena"


Charles Edouard Boutibonne
"Sirene giocano in mare"
1883



Dove il mare cresce, s’allontana e si rigonfia
nasce sugli scogli che giocano sparendo,
in mezzo a conchiglie giganti su cui regna la sabbia,
uno stupendo brivido placido.

S’insinua anch’esso nelle onde
effondendo sporadici abbracci
di cristallini riflessi biondi.
Un grido risuona sott’acqua.

Luci che si sfaldano nella profondità marina
svaniscono nella spuma
aspettando tra le correnti impazienti
obbedienti sirene ch’ammaliano l’anima.

Legato il marinaio smania di possedere la condanna
in cui affogare  un urlo soffocato dal bacio
dell’arcana morte sottomarina.
Un vocio accompagna l’uomo inconscio.

Scivola  ripensando alla superficie,
ciò che ha lasciato per sprofondare nell’ignoto
per il gusto di sfuggire dalla vita sudicia
che affligge anche il cuore più vuoto. 


venerdì 10 febbraio 2012

"Tu, Natura"

Paul Nash
"We are making a New World"


Seminare rifiuti e
aspettare Rose.
Coltivare odio e 
cogliere spine.


Stiamo ammazzando il luogo
dove cresce
dove nasce
dove eterna, ritorna la pace.


Stiamo costruendo il posto
dove ride
dove scherza
dove spazza, ridente la guerra.


Idillio,
rugiada
sulla terra arida.


Erano tempi
sospetti
di radici scoperte.


L'acqua non da vita,
annega
i dannati,


Questo il mondo
questo il futuro?


Abbiamo chiavi
e lucchetti di morte
Giochiamo ai ladri:
puerile furto alla natura.


Silenzio.
L'orizzonte stride.
L'uomo ama vedere il fondo
per poi risalire. 



giovedì 9 febbraio 2012

"Metamorfosi"

Salvador Dalì
"La metamorfosi di Narciso"
1937


Mentre il tempo, amante dell'attesa, sgusciava
E la realtà si chiudeva in sé come scorci di
Tramonti lontani, vissuti e ricordati 
All'ombra di una foglia,
Mondata stava la larva.
Operosa in vita, ora oziosa,
Ricordò di quando scoprì di esser solo
Falena di una luce inesistente.
Oh, se avesse saputo che la bellezza
Sorgeva in lei, innata...
Impassibile, ora, sognava l'ultimo tramonto con occhi spenti.


martedì 7 febbraio 2012

Sogno D'autunno

Gustave Courbet
"La foresta in autunno"


Ascoltai le foglie che cadevano 
sul prato in silenzio,
dove si confondevano con note di strani
colori gialli, arancioni e marroni.

Tutto quello che ho visto, l'ho sognato.
Tutto quello che ho conosciuto, l'ho scordato.
Tutto quello che ho amato, l'ho vissuto.

Guardai il sole sorgere da un petalo di fiore,
rincorrendo l'ombra della notte che tramonta.
Andai per la strada che si rischiara col calore
dei raggi fino ad un mare burrascoso di vento.





sabato 4 febbraio 2012

"Cade la neve sui ricordi"


"..C’è la neve nei miei ricordi
c’è sempre la neve
e mi diventa bianco il cervello
se non la smetto di ricordare
ma tanto qua sotto non è peccato.."


Potrei dire che quel giorno nevicò, potrei ma sono sicuro che quel giorno fu un’anomalia invernale per il caldo più adatto alla primavera che a Dicembre. Potrei vederti vicino a me, mano nella mano mentre il ghiaccio circondava la nostra felicità cristallizzando i germogli di fiori che nasceranno solo più tardi, quando saremo passati noi. Potrei poi (giurerei di averlo sentito) vedere la tua piccola bocca avvicinarsi alla mia guancia, scambiarle un po’ di  calore e fuggire, poi, nella vasta distesa di sensazioni fredde ( o erano calde?) della giornata. Fosse stato vero, ora avrei ancora il tuo odore sulla mia pelle, ma dei sogni non abbiamo che un ricordo vago e annebbiato, e stavolta non c’entrano nulla i miei 2/10 dell’occhio sinistro. Potrei anche cavarmela romanticamente ammettendo che per vedere mi basterebbero i tuoi occhi, ma sai non vorrei prendere in prestito troppo da te, che mi hai regalato già la  bocca per vivere di tuoi baci. La neve dunque cadeva su di noi, ma lontana da noi, ne sono sicuro; mano contro mano e cuore vicino a cuore sotto pesanti sciarpe e pantaloncini corti. Sguardi brevi e intensi, camminata veloce, ansimiamo a ritmo di fiori che incominciano a sbocciare, sono i germogli di quando ci siamo conosciuti, ricordi? La neve ormai non c’è più ed è solo il ricordo di un sogno sognato durante la fantastica fantasia di fine primavera, dove l’inverno era ormai uscito dalla porta lasciando il pavimento bagnato da neve sciolta; e anche quest’anno mi sono scordato di fare il pupazzo di neve … . La nostra stretta intanto si è sciolta proprio come neve, ed è strano pensarci insieme dopo tanto tempo, ma nei miei sogni non posso far altro che immaginarci vicini e muti, perché sai, con le parole roviniamo sempre tutto. Ho notato anche che certi giorni piove ai matrimoni o il primo giorno di vacanza, non so cosa c’entri con la neve d’un tempo o con i fiori sbocciati in primavera e che ora stanno lentamente appassendo sotto i colpi dell’autunno, ma sono certo che la pioggia sia stata tra di noi. Nella felicità lei c’è, e così con noi. Ho guardato in alto e una dannata goccia mi è entrata nell’occhio diventando lacrima, ma non sto piangendo, questo mai e ricordalo bene. Sono solo triste e la pioggia mi sta asciugando il volto con altra acqua non vile come le lacrime. Piangerò per te solo il giorno in cui spariranno le nubi gonfie e la pioggia sarà finita per sempre. Finita, come la ricorrenza del mio sogno; quanto tempo ho sprecato pensando di impiegarlo con te in un mondo parallelo, dove io e te non c’incontriamo all’infinito, ma  qui, proprio su questo immenso prato verde e giallo ed anche marrone per le foglie cadute dagli alberi, appassite. Quando la verità è che mi manchi, cosa possono i miei sogni togliere alla fantasia diventata marionetta del cuore? Guardando quel tuo neo sulla pelle ho riscoperto la bellezza della vita, e vorrei che tutte le persone ne avessero uno uguale al tuo per poter sembrare solo un po’ come te, come la persona che più amo in vita mia. Un neo, particolare stupido per un sogno altrettanto inutile di un cuore spezzato nel petto di un ragazzo con il volto coperto di pioggia, pioggia salata. Mi sono svegliato, in estate. Sole che asciuga il viso e mare in cui annegare i dolori. Un giorno di Luglio ( non ricordo ormai più quale, ma era importante?) mi sono addormentato sulla riva del mare: le onde calme mi accarezzavano i piedi e dei piccoli granchi stuzzicavano le dita della mia mano scherzosamente, ma io non ero lì. Vedo il prato coperto di bianco ora, possibile? Vedo una lapide in mezzo al cumulo più alto in cui c’è un pupazzo di neve, quello che finalmente sono riuscito a fare. C’è scritto il tuo nome sopra, e una data che non si legge più. E c’è la neve, la neve che cade a grandi fiocchi coprendo tutto, anche me.
venerdì 3 febbraio 2012

"Come un tramonto lontano"

Claude Monet
 "Impression, Soleil levant"
1872



Malinconico e lontano
come un tramonto
caldo e presente,
veglio su di te.
Attimo intenso,
da vivere nell’abbandono.
Un attimo eterno,
libero da vincoli
libero da certezze.
Libero dai confini dello spazio e del tempo,
immortale eppur così immateriale.
Così leggero,
come un bacio rubato.
Così profondo,
come un amore profano.
Così perdutamente me,
come un tramonto lontano.

L'incantatrice di Serpenti

Henri Rousseau





Suoni e domi il peccato,
strisciante germe fiorito
nota su nota, su sguardo
nero come il canto notturno.

Angelo Oscuro.

Il sole richiama l'amore
che nasce dagli occhi,
muore nel bosco.
Due fessure d'incanto.

Canta per noi.

Sei l'ombra dell'incubo,
pena del dolore,
eppure a te, sognante
cade ai piedi il mondo.

Rialzati e scappa.

Mio fastidio, mio carbone,
mia unica finta consolazione.
Suoni e attiri il male
per scoprire se altro ne esiste
Oltre di te.                    Oltre di me.

Fuggi se mai ci hai amati.



mercoledì 1 febbraio 2012

"Lontano, come due rette parallele"

All'infinito.



Vorrei essere un punto
su due rette parallele,
così da sapere d'incontrarti
all'infinito.



Un viaggio insieme, distinti
come due rami in un albero
con le stesse radici,
diversi frutti. 



Sarei un puntino piccolo
immerso nel cammino
che ci avvicina
allontanandoci.


Congiungersi su due linee
troppo timide per non rimandare
quel bacio promesso
dove nessuno vede, eterno.

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Numero dei malcapitati

"Ci incontreremò là dove non c'è tenebra"® Production. 2012. Powered by Blogger.

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