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Disperazione - Munch |
Prenderò una tazza di quella squisita limonata che vedo
sulla scrivania, giusto per rilassarmi un po’. Le dispiace se appoggio i piedi
sulla sedia? Sa, è tutto organizzato in me: la comodità prima di tutto. Ora, so
per quale ragione mi ha chiamato qui e sono venuto solo per poter chiarire
quest’immenso equivoco. Ha presente quel
momento in cui si vorrebbero dire miliardi di cose, ma alla fine ne esce solo
una dalla bocca, tra l’altro la più banale? Beh, non è il mio caso: ho soltanto
una cosa da dire che forse concorre alle altre migliaia, ma questa è la
convergenza, ho scelto. Il problema è nato forse da quanto io odi la gente che
mi osserva, mi scruta. Ha presente, no? Orribile. Mi si serra la mascella, il
viso si paralizza e non le dirò poi
della sudorazione delle mani … Conto ogni fottutissimo secondo sino a quando
posso liberarmi di quest’angoscia che mi stringe la gola. Non le nasconderò che
non sono un animale sociale, tutte quelle cagate sulla società umana non fanno
per me.Sono
un lupo solitario, ma non per scelta.
Diciamo piuttosto che crescendo
fuori dal branco mi sono creato un’identità alternativa, una sorta di
autoconvinzione. Un bambino povero sa di
esser povero nel momento in cui viene a conoscenza della ricchezza e conosce un
bambino uguale a lui, con la sua stessa età, con le stesse idee e la stessa
fisionomia, ma con un diverse ambiente attorno che lo caratterizza. Cazzo,
vorrei poter non esser mai stato quello che sono. Non voglio tirarmi l’ennesima zappa sui piedi
e non sono qui, ripeto, per fare la vittima di turno. Sono pienamente
consapevole dei miei limiti e delle mie scelte. Il punto è che non so nemmeno il perché sono
venuto. Sì, lo so, Le avevo detto di esser qui per chiarire l’equivoco, ma era
una scusa. Sono qui perché non c’è nessun altro disposto ad ascoltarmi e sembra
una situazione molto imbarazzante vista dalla Sua immensa scrivania che la
protegge, Lei e la sua immensa vita piena di impegni e di amici pronti a sorreggerLa
ad ogni difficoltà. Ha mai provato delusione? Quella morsa che le prende la
bocca dello stomaco e stringe, stringe … Il dolore di star male e non aver
nessuno a fianco, l’ha mai sfiorato? Credo che capiti a tutti una volta nella
vita, non è l’esclusiva di nessuno questo, e meno male anzi. E’ divertito, lo
noto dal suo sorriso che Le increspa gli angoli e la storia incomincia a far
divertire anche me o forse è solo impietosito, chi può dirlo? Non la irritano
le mie frequenti domande a bruciapelo? Le confesserò un’altra cosa: le domande
sono la mia fortezza preferita. Lanciare il sasso e poi scappare, suonare il
citofono per poi fuggire, amare qualcuno per poi morire. Calma.
L’affermazione
è dura, lo riconosco, ma è solo una frase come tutte le altre. Strano come
tutte queste frasi si ricongiungano in una grande tela immaginaria dove il
discorso, cazzo, non fila affatto! Le racconterò una storia, per passare il
tempo: non inizia con nessun “c’era una volta” perché colui che fu è tutt’ora
peggio di prima e non ci sarà un lieto fine non perché io sia un pessimista,
cosa tra l’altro vera, ma perché non c’è una fine. C’è un inizio ed è l’origine
della tristezza, c’è un proseguo in cui il male sembra acquetarsi e quasi
cessare, ma l’abisso è sempre dietro ogni svincolo della felicità. Ossessione,
si parla di questo e qualcuno accennò anche ad incroci con la gelosia, ma io
non so. Io so solamente quello che riporto a Lei fedelmente, con qualche mia
reinterpretazione, forse, ma sempre vero in quanto mio. Una verità può esser falsa
tanto quanto un’opinione? Sono
sicuro di aver agito nel modo più adatto sempre , o quasi. Quello però di cui
non sono incerto è che ho amato, tanto. Più di quanto si possa pensare. Non rimpiangerò mai di aver scomodato il “per
sempre”, quel che è detto è detto. Se nasce l’amore, esso sopravvivrà a tutto e
ciò non vuol dire per forza che queste due persone debbano stare insieme per
forza. A volte non c’è tempo né spazio
per contenere un amore troppo vasto. Mi
ricordo di un giorno, ero bambino, in cui mi persi nel reparto ortofrutta del
supermercato. Provo lo stesso, non ho riferimenti, gli stessi che mi dovrebbero
guidare per farmi crescere. Sto crescendo solo ed questo il dannato problema.
Sto diventando grande e cinico, sto ammazzando la mia stessa gioia. Sto
parlando con Lei per non impazzire e so già che lo sarò nel momento in cui
cesserò di scrivere, e chissà che io non lo
sia già stato prima di aver iniziato. Uno inizia un viaggio da solo e
poi si ritrova a dover trascinare dietro le valigie di chi è solo passato, per
caso o per voglia,per far compagnia in un lungo percorso che porta chissà dove. La fine della storia, Le ripeto, non è
stata ancora scritta. Ed io sono solo un aedo che non
conosce la storia di cui canta.