domenica 26 febbraio 2012
"Non è mai stato un paese per vecchi"
"No Country for Old men" |
NON E’ MAI Stato Un
Paese Per Vecchi
“C'è un ragazzo che ho mandato sulla sedia
elettrica qui a Huntsville, qualche tempo fa. Su mio arresto e mia
testimonianza. Aveva ucciso ammazzato una ragazzina di quattordici anni. Il
giornale scrisse che era un crimine passionale, ma lui mi disse che la passione
non c'entrava niente. Che da quando si ricordava aveva sempre avuto in mente di
ammazzare qualcuno e che se fosse uscito di galera lo avrebbe rifatto. Sapeva
che sarebbe andato all'inferno e da lì a un quarto d'ora ci sarebbe andato. Io
non so cosa pensare, non lo so proprio.”.
Sceriffo Bell
Punto uno: diventa consapevole della malvagità dei
fatti. Punto due: abbandona la fortuna. Punto tre: comprendi la
morte nel nome della giustizia. Punto quattro: muori o verrai tagliato fuori.
Film del 2007, regia e
sceneggiatura di Joel ed Ethan Coen. “Non è un paese per vecchi” racchiude una
poesia che rischia di perdersi, immersa così com’è nel paesaggio più desolato
che il Texas avesse potuto offrire. La chiave di lettura di questo capolavoro
che vinse l’Oscar nel 2008 è, secondo
me, racchiusa negli occhi di Tommy Lee Jones alias Sceriffo Bell alias voce
fuori campo che sposa gli unici momenti soggettivi dell’intero film. Un piccolo
diario segreto con lucchetti e fiorellini, di cui però noi spettatori
possediamo la chiave: In questo modo, entriamo dentro alla mente dello Sceriffo
ormai avviato alla via crucis del pensionamento, scoprendone i dubbi, le
delusioni e i sogni. Non voglio però parlare della trama del film, bisognerebbe
guardarlo per coglierne davvero ogni frame pervaso dalla più blanda solitudine
ed apprezzare l’aspetto thriller della vicenda. E’ infatti una partita di droga
smezzata male a far partire il film, a cui seguono a ruota un protagonista nel
posto sbagliato al momento sbagliato e un killer spietato che gli dà
incessantemente la caccia. Morti e sangue dappertutto. Questa però è la cornice
che serve alla tela per essere dipinta, questa è l’anfora piccola. La birra
prende il posto del vino buono, ed è proprio con il tipico protagonista americano birrofilo che
comprendiamo il disegno di un mondo lacerato dalla violenza. Senza pretese, è
la stessa banalità del male scritta nel 1963 dall’ebrea H. Arendt riguardo alle barbarie avvenute nei campi di
concentramento; è l’identica trama fitta di dolori e sofferenze che ritroviamo
nei Promessi Sposi di Manzoni, in cui il “sugo della storia” dona ai giovani
protagonisti il perché ultimo delle disgrazie commissionate da una Provvidenza
che agisce attraverso il πάθει μάθος (pàthei màthos) delle tragedie greche, ossia
attraverso una sofferenza che rende grandi: in altri termini è grazie al nostro
patire che ci accorgiamo dell’esistenza di un ordine perfetto nel mondo: più
piangiamo e più il nostro spirito si eleverà. Sarebbe come dire che venendo
sconfitti scopriamo che avremmo potuto anche vincere:
victrix causa deis placuit, sed victa Catoni (La causa vittoriosa ebbe il sostegno degli dei, ma
quella sconfitta ebbe il sostegno di Catone)
Questa è una frase tratta dalla Pharsalia (
o Bellum Civile) di Lucano, un poeta romano del I secolo d.C. Questo
testo di fondamentale importanza culturale( fu una delle preziose fonti
d’ispirazione di Dante Alighieri) è un poema epico- storico narrante la vicenda della guerra civile
scoppiata tra Cesare e Pompeo che si concluse appunto a Farsalo, in Grecia, nel
48 a.C. e da qui il titolo dell’opera. Marco Porcio Catone Uticense è un
personaggio secondario, un uomo che sceglie di non confidare più nelle sacre
disposizioni degli dèi per poter prendere una decisione non vincolata ad un
comune sentire. In questa ribellione ‘titanica’ che richiama per molti versi il
Titanismo eroico romantico dei personaggi protagonisti dei romanzi del XVII
secolo, Catone si consegna nelle mani del Destino beffardamente, stoicamente
rassegnato ad una resa che conferisce onore al suo spirito e che rende
giustizia al diritto di libertà. Catone sceglie la guerra civile, sicuro di
esser sconfitto nella sua scelta, certo di una malvagità che il mondo ha
lasciato diffondere in ogni substrato sociale e che avvelena la ragione nel
cosmo e nel microcosmo romano. Catone è lo Sceriffo Bell, uniti da una visione
stanca e quasi rassegnata della vita. C’è però una differenza di fondo che
distanzia i due personaggi così lontani cronologicamente: Catone sembra
rappresentare quella “primavera” della vita, che coincide con la maturità e che
conferisce una piena consapevolezza delle proprie scelte. Catone vuole agire,
anche a costo di incappare in una sconfitta certa. Catone si appella alla virtù
che lo porta a scontrarsi con il Corso del Mondo descritto nella filosofia
idealistica del 1800 di Georg Wilhelm Friedrich Hegel: Il politico romano non
può aspirare all’universalità e al cambiamento del mondo, poiché la sua virtù è
priva di rapporti con la realtà ( che è completamente diversa dalla sua
ottimistica visione delle cose) e pertanto astratta nonché destinata alla
sconfitta. Lo Sceriffo Bell del film dei fratelli Coen, invece, sembra portare
con sé “l’autunno” della vita, ossia una fase in procinto di chiudere i
battenti, di cessare la lotta per attuare un miglioramento nel mondo. Ci si
rende conto dei propri limiti ed è proprio per questo che il vecchio Sceriffo
sembra non poter nulla per fermare Anton
Chigurh, il killer che sta spargendo sangue ovunque. Alla fine infatti lo
Sceriffo va in pensione, ormai sconfortato dai cambiamenti sopraggiunti nel
paese in cui vive, rassegnandosi completamente ad un mondo in cui dilaga la
violenza più immotivata e crude. Nel personaggio del film possiamo rintracciare
un’adesione totale e volontaria al destino, cosa che chiaramente non ritroviamo
nel Catone di Lucano in grado di cogliere il discrimine tra giusto e
l’ingiusto. Il fil rouge che collega questi due personaggi è dunque stato
tagliato da un nuovo mondo, più sottilmente perfido e in cui davvero non c’è
posto per chi ha intenzione di mollare e non combattere titanicamente per se
stessi più che per cambiare le cose. Non è un paese per vecchi.
“Quello che provi tu
non è una novità. Questo paese è duro con la gente. Non puoi fermare quello che
sta arrivando. Non dipende tutto da te. È semplice vanità.”
(frase tratta dal film)
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