Johann Heinrich Füssli
"L'incubo"



Rientrando a casa una sera che sono le tre, mi abbandono alle cure del mio letto: sono sbronzo marcio. Lottando contro il mal di stomaco furente e la mia testa che si diverte a giocare agli autoscontri con il cervello, riesco ad addormentarmi. Non ricordo se e quando il sonno mi abbia colto, sta di fatto che fa un caldo osceno e allora incomincio a togliermi la canottiera con cui mi ero coricato. Non ho risolto granché della mia situazione, così passo a levarmi i pantaloncini. Poi le calze. Poi i braccialetti. La calura mi sta ardendo vivo e mi sento come il döner kebab con cui ho cenato. Penso che sarebbe stato terribile nascere come pezzo di carne impalato, un brutto kitsch medievale del 1450. Comunque sono nel mio letto al sicuro, per ora, e dalla disperazione mi sfilo le mutande. Sì,lo so, non l’avrei mai fatto in una situazione normale, ma la porta era chiusa a chiave e nessuno sarebbe entrato. Non che me ne vergognassi comunque. Teoricamente nient’altro, se non la mia pelle, mi avrebbe scaldato ulteriormente, ma scorticarmi non era il mio piano A. Qualcosa però appesantisce il mio basso ventre e, dato che non sento pulsazioni, non è nulla di naturale. Mi sveglio di colpo. Una bestia! Cioè, non il mio coso,o meglio anche, vabbè… un piccolo mostriciattolo marrone si diverte a schiacciarmi l’ombelico.<< Questo è un incubo, non preoccuparti.>> sono le sue prime parole proferite con una voce molto virile, quasi da speaker pubblicitario. Mi manca il respiro, anzi, mi accorgo di non respirare proprio. Avevo perso il respiro da quando mi ero sfilato le mutande e questo solitamente succede alle ragazze in camera con me, non a me: stavo certamente sognando. Immerso in questi pensieri, sono combattuto tra il convincermi della teoria del sogno o di esser certo di incappare in un’embolia polmonare. Tento la sorte rivolgendomi a quell’obbrobrio della natura: <<Se sto sognando perché tu? Voglio dire, perché non una strada deserta, una Maserati e io sparato a 300 Km/h? Senza offesa, ma sei un po’ inquietante e fai anche schifo>>. Una lacrima riempie un occhio del mostriciattolo, quello non troppo pieno di cispe. Mi sento in colpa. <<Sempre così, voi fate sogni di merda e poi date la colpa a me. Cosa c’entro io? Sono qui a farmi i fatti miei quando dall’ufficio collocamento onirico mi dicono – We, c’è un cretico che s’è sognato “L’Incubo” di Johann Heinrich Füssli: tocca a te campione! – Ecco io non somiglio per niente a quella roba là. Sono più figo>> qui il mio cuore perse un battito << E comunque ho un lavoro da svolgere. – continua l’essere alle prese con le mie dita dei piedi- Non so bene cosa però. Hai presente quel quadro? Cosa succede dopo? Che cosa devo fare dopo?>>. Mi tornano in mente le lezioni di storia dell’arte: sensualità, erotismo. Cazzo, sono senza mutande! Cerco di alzarmi ma pesa quanto un bue, non ho speranza. <<Allora?>> chiede petulante lo schifo che saltella sui miei piedi. Rassegnato sono in procinto di confessare la terribile profezia quando un cavallo, o meglio una sottospecie di equino, sbuca dalla tenda di velluto rosso dietro al letto. Quando diavolo ho comprato una tenda di velluto rosso? Ah già , e un cavallo? <<Sono cieco, sono ciecooo>> urla tra un nitrito e l’altro. Per la seconda volta mi sento in colpa: perché mai ho scomodato un cavallo orbo? <<Ora ricordo – dice il mostriciattolo- ora ricordo!>>. Terrificato vedo l’essere che si avvicina beffardo al mio basso ventre di nuovo, percorrendo il mio femore destro.                                                                       Poi successe. Qualcosa si mosse sotto di me, scaraventandomi sul pavimento freddo e con me il mostro pervertito. A terra, dopo aver sbattuto il culo, alzo lo sguardo e vedo una ragazza, la ragazza del quadro! Sbraita urlandomi che mi sono sdraiato  sopra la sua faccia senza mutande, ma io non me ne sono mica accorto e poi dice che le sto rubando la scena. Guardo dalla parte opposta al velo rosso e intravedo una mano, un pennello e il volto di Füssli. Sono nel dipinto, sono il dipinto! E arriva una pennellata bianca che mi colpisce sul volto, poi tutto il corpo. Mi sveglio tutto sudato. Mi viene da vomitare e la testa mi gira ancora, ma non penso che riuscirò a dormire per il resto della serata. Però gli occhi già incominciano a vacillare e mentre li chiudo per restare al buio a riflettere, non vedo il mostriciattolo che scorrazza verso la finestra a dorso del cavallo che, prima, sbatte il muso contro il vetro.                                                               Così svaniscono.