sabato 4 febbraio 2012
"Cade la neve sui ricordi"
"..C’è la neve nei miei ricordi c’è sempre la neve e mi diventa bianco il cervello se non la smetto di ricordare ma tanto qua sotto non è peccato.." |
Potrei dire che quel giorno nevicò,
potrei ma sono sicuro che quel giorno fu un’anomalia invernale per il caldo più
adatto alla primavera che a Dicembre. Potrei vederti vicino a me, mano nella
mano mentre il ghiaccio circondava la nostra felicità cristallizzando i
germogli di fiori che nasceranno solo più tardi, quando saremo passati noi.
Potrei poi (giurerei di averlo sentito) vedere la tua piccola bocca avvicinarsi
alla mia guancia, scambiarle un po’ di calore e fuggire, poi, nella vasta distesa di
sensazioni fredde ( o erano calde?) della giornata. Fosse stato vero, ora avrei
ancora il tuo odore sulla mia pelle, ma dei sogni non abbiamo che un ricordo
vago e annebbiato, e stavolta non c’entrano nulla i miei 2/10 dell’occhio
sinistro. Potrei anche cavarmela romanticamente ammettendo che per vedere mi
basterebbero i tuoi occhi, ma sai non vorrei prendere in prestito troppo da te,
che mi hai regalato già la bocca per
vivere di tuoi baci. La neve dunque cadeva su di noi, ma lontana da noi, ne
sono sicuro; mano contro mano e cuore vicino a cuore sotto pesanti sciarpe e
pantaloncini corti. Sguardi brevi e intensi, camminata veloce, ansimiamo a
ritmo di fiori che incominciano a sbocciare, sono i germogli di quando ci siamo
conosciuti, ricordi? La neve ormai non c’è più ed è solo il ricordo di un sogno
sognato durante la fantastica fantasia di fine primavera, dove l’inverno era
ormai uscito dalla porta lasciando il pavimento bagnato da neve sciolta; e
anche quest’anno mi sono scordato di fare il pupazzo di neve … . La nostra
stretta intanto si è sciolta proprio come neve, ed è strano pensarci insieme
dopo tanto tempo, ma nei miei sogni non posso far altro che immaginarci vicini
e muti, perché sai, con le parole roviniamo sempre tutto. Ho notato anche che certi
giorni piove ai matrimoni o il primo giorno di vacanza, non so cosa c’entri con
la neve d’un tempo o con i fiori sbocciati in primavera e che ora stanno
lentamente appassendo sotto i colpi dell’autunno, ma sono certo che la pioggia
sia stata tra di noi. Nella felicità lei c’è, e così con noi. Ho guardato in
alto e una dannata goccia mi è entrata nell’occhio diventando lacrima, ma non
sto piangendo, questo mai e ricordalo bene. Sono solo triste e la pioggia mi
sta asciugando il volto con altra acqua non vile come le lacrime. Piangerò per
te solo il giorno in cui spariranno le nubi gonfie e la pioggia sarà finita per
sempre. Finita, come la ricorrenza del mio sogno; quanto tempo ho sprecato
pensando di impiegarlo con te in un mondo parallelo, dove io e te non
c’incontriamo all’infinito, ma qui,
proprio su questo immenso prato verde e giallo ed anche marrone per le foglie cadute
dagli alberi, appassite. Quando la verità è che mi manchi, cosa possono i miei
sogni togliere alla fantasia diventata marionetta del cuore? Guardando quel tuo
neo sulla pelle ho riscoperto la bellezza della vita, e vorrei che tutte le
persone ne avessero uno uguale al tuo per poter sembrare solo un po’ come te,
come la persona che più amo in vita mia. Un neo, particolare stupido per un
sogno altrettanto inutile di un cuore spezzato nel petto di un ragazzo con il
volto coperto di pioggia, pioggia salata. Mi sono svegliato, in estate. Sole
che asciuga il viso e mare in cui annegare i dolori. Un giorno di Luglio ( non
ricordo ormai più quale, ma era importante?) mi sono addormentato sulla riva
del mare: le onde calme mi accarezzavano i piedi e dei piccoli granchi
stuzzicavano le dita della mia mano scherzosamente, ma io non ero lì. Vedo il
prato coperto di bianco ora, possibile? Vedo una lapide in mezzo al cumulo più
alto in cui c’è un pupazzo di neve, quello che finalmente sono riuscito a fare.
C’è scritto il tuo nome sopra, e una data che non si legge più. E c’è la neve,
la neve che cade a grandi fiocchi coprendo tutto, anche me.