"..C’è la neve nei miei ricordi
c’è sempre la neve
e mi diventa bianco il cervello
se non la smetto di ricordare
ma tanto qua sotto non è peccato.."


Potrei dire che quel giorno nevicò, potrei ma sono sicuro che quel giorno fu un’anomalia invernale per il caldo più adatto alla primavera che a Dicembre. Potrei vederti vicino a me, mano nella mano mentre il ghiaccio circondava la nostra felicità cristallizzando i germogli di fiori che nasceranno solo più tardi, quando saremo passati noi. Potrei poi (giurerei di averlo sentito) vedere la tua piccola bocca avvicinarsi alla mia guancia, scambiarle un po’ di  calore e fuggire, poi, nella vasta distesa di sensazioni fredde ( o erano calde?) della giornata. Fosse stato vero, ora avrei ancora il tuo odore sulla mia pelle, ma dei sogni non abbiamo che un ricordo vago e annebbiato, e stavolta non c’entrano nulla i miei 2/10 dell’occhio sinistro. Potrei anche cavarmela romanticamente ammettendo che per vedere mi basterebbero i tuoi occhi, ma sai non vorrei prendere in prestito troppo da te, che mi hai regalato già la  bocca per vivere di tuoi baci. La neve dunque cadeva su di noi, ma lontana da noi, ne sono sicuro; mano contro mano e cuore vicino a cuore sotto pesanti sciarpe e pantaloncini corti. Sguardi brevi e intensi, camminata veloce, ansimiamo a ritmo di fiori che incominciano a sbocciare, sono i germogli di quando ci siamo conosciuti, ricordi? La neve ormai non c’è più ed è solo il ricordo di un sogno sognato durante la fantastica fantasia di fine primavera, dove l’inverno era ormai uscito dalla porta lasciando il pavimento bagnato da neve sciolta; e anche quest’anno mi sono scordato di fare il pupazzo di neve … . La nostra stretta intanto si è sciolta proprio come neve, ed è strano pensarci insieme dopo tanto tempo, ma nei miei sogni non posso far altro che immaginarci vicini e muti, perché sai, con le parole roviniamo sempre tutto. Ho notato anche che certi giorni piove ai matrimoni o il primo giorno di vacanza, non so cosa c’entri con la neve d’un tempo o con i fiori sbocciati in primavera e che ora stanno lentamente appassendo sotto i colpi dell’autunno, ma sono certo che la pioggia sia stata tra di noi. Nella felicità lei c’è, e così con noi. Ho guardato in alto e una dannata goccia mi è entrata nell’occhio diventando lacrima, ma non sto piangendo, questo mai e ricordalo bene. Sono solo triste e la pioggia mi sta asciugando il volto con altra acqua non vile come le lacrime. Piangerò per te solo il giorno in cui spariranno le nubi gonfie e la pioggia sarà finita per sempre. Finita, come la ricorrenza del mio sogno; quanto tempo ho sprecato pensando di impiegarlo con te in un mondo parallelo, dove io e te non c’incontriamo all’infinito, ma  qui, proprio su questo immenso prato verde e giallo ed anche marrone per le foglie cadute dagli alberi, appassite. Quando la verità è che mi manchi, cosa possono i miei sogni togliere alla fantasia diventata marionetta del cuore? Guardando quel tuo neo sulla pelle ho riscoperto la bellezza della vita, e vorrei che tutte le persone ne avessero uno uguale al tuo per poter sembrare solo un po’ come te, come la persona che più amo in vita mia. Un neo, particolare stupido per un sogno altrettanto inutile di un cuore spezzato nel petto di un ragazzo con il volto coperto di pioggia, pioggia salata. Mi sono svegliato, in estate. Sole che asciuga il viso e mare in cui annegare i dolori. Un giorno di Luglio ( non ricordo ormai più quale, ma era importante?) mi sono addormentato sulla riva del mare: le onde calme mi accarezzavano i piedi e dei piccoli granchi stuzzicavano le dita della mia mano scherzosamente, ma io non ero lì. Vedo il prato coperto di bianco ora, possibile? Vedo una lapide in mezzo al cumulo più alto in cui c’è un pupazzo di neve, quello che finalmente sono riuscito a fare. C’è scritto il tuo nome sopra, e una data che non si legge più. E c’è la neve, la neve che cade a grandi fiocchi coprendo tutto, anche me.