Edward Hopper- Nighthawks

I suoni e le luci si dissolsero nel fango nero
della notte, cadendo come stelle in un canto
di San Lorenzo, dolce e amaro al tempo stesso;
Lì brillarono quegli occhi d'incenso,
puliti più del Nord e dell'oceano,
freddi come il ghiaccio secco e la vita:
uniti in un distacco velato d'istanti,
quando invece del tempo non resta
che un vago senso di esaurita fretta.


Quante cose si possono dire su di te,
i respiri, pensieri di ieri, ma quante cose
ancora posso dire dentro di te:
anni di deserti polverosi- quella sensazione
che non t'abbandona nemmeno tra la gente-
formicolando arrogante tra i precipizi
delle insicurezze, scivolando sull'aria
viziata dei ricordi, chiusi ad onta di danno
per quelli che stanchi la ricorderanno,
sospirando delusi tra giudizi inesatti.


Quante cose posso dire dentro di te,
ben più intime e meno sensate:
i miei gesti sbagliati, le frasi spezzate,
quella mano che stanca ancora ti cerca
non per amore, ma per sicurezza
cadendo sconfitta sul petto
la notte che s'ombra di netto
mentre aspetto disteso sul letto
un tuo sussurro distratto.


Non che l'alba spezzi la voglia,
forse da Oriente sorge anche una spoglia
malinconia dal mio sonno levante,
alzando la tenera testa distante
anni-luce da me, dal mio esser
presente in questa mattina d'inverno
freddo,- un brivido d'inferno la tua assenza
spenta col peso fatuo del giorno-
mentre mordo l'asfittica distanza del vuoto,
del vano
nostro mondano.


È un'agnizione strana quando si scorge
la scia ancora calda della tua sera,
tenebrosa e procace; così tardiva
parte dal nostro rifugio che non esiste,
in un teatro di giochi senza sipario-
cruda e reale come un sogno-
prendendo le mie dita incrociate
di getto, accucciate sotto il mento
in una smorfia senza senso:
chiusi gli occhi in un lampo di libertà,
rideremo, rideremo fino a piangere
scandendo i passi della solitudine
lontana da casa, mentre felici- assieme-
guarderemo un tramonto
distante secoli.