Gustave Dorè- L'Enigma (1871) Parigi, Museo d'Orsay


Senza la fretta di raccontare
mille- lineari voci, millenarie
passioni che tramandiamo
di padre in figlio;
senza questa stretta di patire
per poi saper ridere,
sarebbe poesia anche questa
fredda catena di giorni?

Ma quando anche i grappoli
dei silenzi araldi sembrano
senza parole, e le aride-
tristemente candide- fattezze
delle nuvole strisciano sopra le sterpi
come serpi vergognose,
vedi nell’ombra (è un istante)
la verde erba che risorge dagli stenti.

E mi sembra di stare in posa all’eterno,
mentre il mondo cade danzando;
Sono in un sogno e si sente
dal silenzio qui intorno- un pianto
riverbera assorto- sullo sterno sento il peso
 di ogni rosa che muore travolta da spine;
ogni punto che dice addio,
pone fine ad una frase.