David Wojnarowicz," Buffalo Falling". La natura rifugge il vuoto, la finzione.


Un
appunto:



Dirò dell'accento che ti pervade, suspiria 
  come profonde lagune, e dello specchio- che dispiace- 
 non dà foce del tuo calore; solo freddo e opaco,
  non, la tua voce velare:
   esso spàtola ( come verbo) la tua chioma calda fin quando ci dittonga:
    dispiace, l'ho detto.



Rinnòva quel gesto contratto
sulle note di un respiro liquido
frastagliato dagli scogli del brivido
che scorrono flebili al tatto.

TI rivedo in quello: il collo
teso, sottomesso al massaggio-
una rosa fresca d'ampolla
sopra tersa schiena; è un viaggio
per le membra, oh sapori!, fine finimondo.
Fine.

Poi riscorre.
Nelle vene: è lì che fugge,
è spettro sordo che morde
il tuo ricordo fino in fondo.

E non c'è più rima per il mio sangue.